Il jeans, ancora una volta, icona del cambiamento

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  Il jeans ha un fascino intramontabile, tuttavia non bisogna dimenticare che genera un impatto ambientale importante. Per ridurlo, si fanno strada diversi progetti sui fronti del design e del riciclo. di Redazione Nel mondo occidentale, il jeans è sicuramente il materiale più iconico nel settore tessile e nella moda in generale. Il più versatile e anche il più controverso, quando si parla delle sue origini. Il primo tessuto “blue jeans” pare sia stato realizzato in una fabbrica manifatturiera di Nîmes, in Francia : da qui si pensa derivi la parola denim, ma c’è ancora molto dibattito in materia. Ci sono, infatti, testimonianze ben più antiche, come alcune statuine di presepe tardo settecentesche conservate al Museo Civico Luxoro di Genova, che sembrano documentare come il jeans fosse comunemente utilizzato per confezionare gli abiti da lavoro e da festa già all’epoca. Addirittura, i pantaloni indossati da Giuseppe Garibaldi quando partì nel 1860 alla volta di Marsala erano di fustagn

Malaria, un nemico che si può sconfiggere

 


La giornata mondiale contro la Malaria è l’occasione per ricordare gli obiettivi, ambiziosi ma raggiungibili, posti dalla comunità internazionale per debellare questa malattia

di Federico Turchetti

Il 25 aprile si celebra la Giornata mondiale contro la Malaria, istituita dai 194 Paesi membri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 2007. Questa giornata commemorativa rappresenta un’occasione per riconoscere gli importanti traguardi raggiunti nella lotta alla malaria e per riaffermare, anno dopo anno, come il debellamento della malattia sia un obiettivo raggiungibile. I motivi per essere ottimisti a riguardo non mancano: negli ultimi due decenni, infatti, gli sforzi compiuti per contrastare la malaria hanno evitato almeno un miliardo e mezzo di casi e 7,6 milioni di morti. Nello stesso periodo di riferimento, il tasso di mortalità della malattia a livello globale, il quale viene definito come numero di morti ogni 100 mila abitanti a rischio, si è ridotto da 25 a 10.

La Giornata mondiale del 25 aprile è anche un ottimo momento per riflettere con rinnovata attenzione sulle sfide tutt’ora poste dalla malaria e sull’enorme impatto che questa malattia - causata da protozoi parassiti appartenenti al genere Plasmodium che vengono trasmessi all’uomo dalle punture di zanzare infette – continua ad avere sulle vite di centinaia di milioni di persone. Benché siano stati compiuti dei notevoli passi in avanti nella lotta contro la malaria, i dati parlano di una malattia ancora estremamente diffusa in numerosi Paesi africani e asiatici.

Nel 2019 ci sono stati 229 milioni di casi in 87 Paesi, poco più della metà di questi si sono verificati in Nigeria (27%), Repubblica Democratica del Congo (12%), Uganda (5%), Mozambico (4%) e Niger (3%). Undici Paesi (Burkina Faso, Cameroon, RDC, Ghana, Mali, Mozambico, Niger, Nigeria, Uganda, Tanzania e India), definiti come high-burden nations, hanno rappresentato circa il 70% dei casi. Si stima che nello stesso anno, a causa della malaria, siano morte 409.000 persone e che i bambini di età inferiore ai cinque anni siano stati i più colpiti (circa il 67% dei morti). La malaria rimane quindi a livello globale una delle principali cause di mortalità infantile, oltre ad avere un impatto molto forte sullo sviluppo dei Paesi in cui è endemica. Tali riflessioni assumono oggi, ad oltre un anno dallo scoppio della pandemia di COVID-19, una particolare importanza alla luce delle forti ripercussioni che questa sta avendo sulla salute pubblica di decine e decine di Paesi, e soprattutto su quei sistemi sanitari che già in precedenza dovevano affrontare la diffusione di altre malattie che, da sole o in combinazione con altre (ad esempio, basti pensare alla sovrapposizione geografica di HIV/AIDS e malaria), sono estremamente gravose in termini economici e sociali.

Dal momento che tutti i membri della Federazione Internazionale Humana People to People presenti in Africa e Asia si trovano in realtà dove questa malattia è endemica, la lotta contro la malaria rappresenta una componente molto importante dei nostri programmi di sviluppo. L’approccio utilizzato si pone in linea con quello impiegato in altri interventi di salute, come quelli che riguardano HIV/AIDS e tubercolosi, ovvero pone come punto di partenza dei progetti le persone e le comunità, cercando di rafforzare la loro organizzazione interna e di promuovere una costante collaborazione con i sistemi sanitari nazionali. L’obiettivo dei programmi di contrasto alla malaria è far sì che le comunità locali adottino sistemi di prevenzione efficaci, che i casi di malaria vengano diagnosticati tempestivamente e che le persone accedano altrettanto velocemente a cure adeguate. Le attività di sorveglianza rivestono un ruolo fondamentale, poiché servono a identificare le aree e i gruppi di popolazione dove la prevalenza della malattia è più alta. Alcuni dei progetti si sono concentrati sulla mobilitazione di bambini e insegnanti all’interno delle comunità, tramite altri sono state fatte delle campagne di prevenzione basate su visite a domicilio. Tra le attività principali dei diversi progetti ci sono la distribuzione di Long-lasting insecticidal nets (LLINs), in particolare a donne in gravidanza e a famiglie con bambini di età inferiore ai cinque anni, le campagne di sensibilizzazione su come riconoscere i sintomi della malaria e, infine, il costante supporto ai malati per far sì che accedano per tempo a cure adeguate. Decine di migliaia di persone sono state raggiunte da interventi condotti in Angola, Mozambico, Zimbabwe, Cina, Repubblica Democratica del Congo, Malawi, Namibia e Sud Africa, grazie al supporto di donatori quali, ad esempio, USAID e il Global Fund to Fight AIDS, Tuberculosis and Malaria. In Africa meridionale, diversi membri della Federazione Humana People to People hanno attivamente partecipato alla The Elimination Eight Initiative (E8), uno sforzo coordinato da otto Paesi (Botswana, Namibia, Sud Africa, Swaziland, Angola, Mozambico, Zambia e Zimbabwe) per azzerare, entro il 2030, la trasmissione della malattia all’interno e attraverso i confini nazionali.

Gli obiettivi che la comunità internazionale si è posta nella lotta alla malaria, ambiziosi ma raggiungibili, continueranno a vedere tutti i membri della Federazione Humana People to People in prima linea al fianco delle comunità più colpite. La Giornata del 25 aprile serve quindi a ricordarci, quest’anno in particolare, che l’impegno per migliorare la salute di tutte le popolazioni del mondo è una cosa che riguarda ognuno di noi.

 

 

Letture consigliate:

  1. https://www.humana.org/more/news/world-malaria-day-eliminating-malaria-is-everyone-s-responsibility
  2. https://www.humana.org/what-we-do/stories-from-our-work/toward-malaria-elimination-in-angola-and-namibia
  3. https://endmalaria.org/worldmalariaday2021
  4. https://zeromalaria.org/
  5. https://www.who.int/campaigns/world-malaria-day
  6. https://www.epicentro.iss.it/malaria/#:~:text=La%20malaria%20umana%20%C3%A8%20una,rischio%20di%20contrarre%20la%20malaria
  7. https://www.who.int/malaria/areas/high_risk_groups/hiv_aids_patients/en/#:~:text=In%20areas%20with%20stable%20malaria,and%20severe%20malaria%20and%20death
  8. https://www.who.int/activities/protecting-malaria-high-risk-groups
  9. https://www.who.int/immunization/programmes_systems/interventions/malaria_llins/en/
  10. https://www.who.int/teams/global-malaria-programme/reports/world-malaria-report-2020#:~:text=The%202020%20edition%20of%20the,and%207.6%20million%20deaths%20averted

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