Il jeans, ancora una volta, icona del cambiamento

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  Il jeans ha un fascino intramontabile, tuttavia non bisogna dimenticare che genera un impatto ambientale importante. Per ridurlo, si fanno strada diversi progetti sui fronti del design e del riciclo. di Redazione Nel mondo occidentale, il jeans è sicuramente il materiale più iconico nel settore tessile e nella moda in generale. Il più versatile e anche il più controverso, quando si parla delle sue origini. Il primo tessuto “blue jeans” pare sia stato realizzato in una fabbrica manifatturiera di Nîmes, in Francia : da qui si pensa derivi la parola denim, ma c’è ancora molto dibattito in materia. Ci sono, infatti, testimonianze ben più antiche, come alcune statuine di presepe tardo settecentesche conservate al Museo Civico Luxoro di Genova, che sembrano documentare come il jeans fosse comunemente utilizzato per confezionare gli abiti da lavoro e da festa già all’epoca. Addirittura, i pantaloni indossati da Giuseppe Garibaldi quando partì nel 1860 alla volta di Marsala erano di fustagn

La molla...si parte?

Qual è “la molla che fa scattare il volere”, il “movente” che ci spinge ad operare il cambiamento da ciò che siamo a ciò che potremmo diventare?
Ricordo ancora come se fosse ieri, quell’uggioso lunedì mattina. Inverno. Pioggia e tram e auto impazzite, “Se non ti muovi ad attraversare ti stiro come si deve, mica siam qui a pettinar le bambole!”.

È nel quadretto della Milano del “business che non dorme mai” che inizi a farti un paio di domande sul ruolo che dovresti occupare nella società, sull'origine delle tue scelte, sul cosa mai avrai fatto di male per meritarti la seconda doccia del mattino dal suv di turno che parte sparato allo scattare del verde, noncurante della tua presenza sul ciglio della strada, “perché il mondo va veloce e tu stai indietro”, fino a risalire poi inevitabilmente a quesiti riguardanti l’eternità dell’esistenza e l’origine dell’uomo. Tutto questo accompagnato dalle giuste dosi di indifferenza della gente e di smog mattutino da respirare a pieni polmoni, che non fa mai male. Quadretti bucolici al limite dell’assurdo a parte, ciò che mi ha spinto più di ogni altra cosa ad uscire fuori, anche se per poco tempo, da quella realtà, con la speranza di riviverla al mio ritorno sotto una chiave di lettura differente, diretta all'opportunità più che all'obbligo, è stata la mia molla personale, stanca di assistere passivamente a quel consolidato materialismo di cui la società odierna è oramai tristemente intrisa.

Ed è quando ti rendi conto del fatto che “il tuo ordine di priorità” non è più tanto in ordine, che la realtà che tu stesso hai scelto perché conveniente in termini di rapporto “costi-benefici” non riesci più a mandarla giù, che realizzi che forse è il caso di staccare la spina per un po’.

E allora bum, bum, bum all'impazzata. Entri in punta di piedi lasciando il mondo delle certezze alle tue spalle. Ci sei dentro ormai. E sai perché? Perché quando senti il vento del profondo sud scorrere tra le dita, tra i capelli, sotto i vestiti, tutto il resto non conta.

Ci siamo quasi...partiamo?
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