Il jeans, ancora una volta, icona del cambiamento

Immagine
  Il jeans ha un fascino intramontabile, tuttavia non bisogna dimenticare che genera un impatto ambientale importante. Per ridurlo, si fanno strada diversi progetti sui fronti del design e del riciclo. di Redazione Nel mondo occidentale, il jeans è sicuramente il materiale più iconico nel settore tessile e nella moda in generale. Il più versatile e anche il più controverso, quando si parla delle sue origini. Il primo tessuto “blue jeans” pare sia stato realizzato in una fabbrica manifatturiera di Nîmes, in Francia : da qui si pensa derivi la parola denim, ma c’è ancora molto dibattito in materia. Ci sono, infatti, testimonianze ben più antiche, come alcune statuine di presepe tardo settecentesche conservate al Museo Civico Luxoro di Genova, che sembrano documentare come il jeans fosse comunemente utilizzato per confezionare gli abiti da lavoro e da festa già all’epoca. Addirittura, i pantaloni indossati da Giuseppe Garibaldi quando partì nel 1860 alla volta di Marsala erano di fustagn

In partenza!


Milano Malpensa. Ore 22.45

Cominciamo bene. Ho pensato.

Nonostante l’ora non di punta, incidente e coda in tangenziale. Quasi lo perdo. Non sarebbe la prima volta. Tutto è andato per il meglio alla fine, tra l’imbarco delle valige e il check in non mi è sembrata nemmeno lunga l’attesa. Son seduta al mio posto, primo di tre voli, destinazione Qatar.
Non è nemmeno la prima volta che volo dalla vecchia Europa ad un altro continente ma questa è diversa per tante ragioni, prima di tutto non ho addosso quell’agitazione che si ha tutte le prime volte, ma una consapevolezza placida che quello che mi attende, per difficile o diverso da come me lo immagino che possa essere, mi regalerà sicuramente qualcosa che difficilmente mi dimenticherò; seconda questione: l’Africa. Probabilmente la mia deformazione professionale al contrario mi aveva fatto allontanare lo sguardo da questo continente. Mi spiego, sono antropologa, di solito un antropologo che poi sceglie di farlo per professione si specializza su un continente e tendenzialmente la stragrande maggioranza degli antropologi sono africanisti (spero che dall’accademia non arrivino rimproveri per questa mia semplificazione), io di contro, anche se non ho continuato il percorso accademico, mi sono affezionata all’America Latina. Quindi non conosco l’Africa, non so cosa aspettarmi, sono un foglio bianco e sono abbastanza sicura che tornerò piena di colori e sorrisi.
Quando viaggio in un posto che non conosco mi piace informarmi sulla storia e la situazione politica, soprattutto la più recente, non sempre è indicativa, ma spesso fornisce chiavi importanti di lettura che, sempre per deformazione professionale, mi piace avere. Poi questo serve per buttare tutto all’aria e lasciarsi sorprendere da ciò che davvero conta: le persone, e la loro capacità di uscire dagli schemi. Queste sono le aspettative con cui parto. E ora schiaccio un pisolino.

Doha, Qatar. Ore 05.40

Credo di essere atterrata in un mondo parallelo fatto di vetro, fa un po’ impressione ma non ho troppo tempo per guardarmi in giro, ho giusto un “time for a coffee” e devo correre al gate, prossimo volo Maputo. La capitale. Chissà se sarà come le capitali sudamericane, una metropoli caotica e trafficata, brulicante e sempre in costante espansione, oppure se, come me la immagino per aver creduto alla mia Lonely Planet, sarà piena di scorci quasi intimi, come se stessi spiando un giardino segreto dal buco di una serratura. Ecco quello che so: Maputo si affaccia sull’Oceano Indiano, è sede di un’università, di un museo di storia naturale e di un museo della storia del paese, ha più di un milione di abitanti, come Milano. Ascolto Maria Gadu per farmi un po’ l’orecchio con il portoghese, anche se lei è brasiliana. Di nuovo seduta, cinture allacciate, si riparte.

Tutte le volte che faccio un viaggio con la V maiuscola, dove so che imparerò dall’Altro, mi riprometto di scrivere tutto quello che poi si potrebbe perdere nelle pieghe della memoria. Conversazioni, immagini (se sapessi disegnare! credo che i disegni siano qualcosa di meno invasivo della fotografia, ma ahimè, non sono stata dotata di questo dono), situazioni, pensieri, storie. Non lo faccio mai. O lo faccio in parte ma non come vorrei. Allora buon proposito delle Vacanze Solidali 2017, per me, sarà questo: scrivere di più. Ho cominciato da qui. E ora destinazione finale: Nampula.

Commenti

Post popolari in questo blog

Una roadmap per ridisegnare il futuro del settore tessile in Europa

Incontri informativi Mozambico 2017

Smile! :)