Il jeans, ancora una volta, icona del cambiamento

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  Il jeans ha un fascino intramontabile, tuttavia non bisogna dimenticare che genera un impatto ambientale importante. Per ridurlo, si fanno strada diversi progetti sui fronti del design e del riciclo. di Redazione Nel mondo occidentale, il jeans è sicuramente il materiale più iconico nel settore tessile e nella moda in generale. Il più versatile e anche il più controverso, quando si parla delle sue origini. Il primo tessuto “blue jeans” pare sia stato realizzato in una fabbrica manifatturiera di Nîmes, in Francia : da qui si pensa derivi la parola denim, ma c’è ancora molto dibattito in materia. Ci sono, infatti, testimonianze ben più antiche, come alcune statuine di presepe tardo settecentesche conservate al Museo Civico Luxoro di Genova, che sembrano documentare come il jeans fosse comunemente utilizzato per confezionare gli abiti da lavoro e da festa già all’epoca. Addirittura, i pantaloni indossati da Giuseppe Garibaldi quando partì nel 1860 alla volta di Marsala erano di fustagn

La manioca: come cucinarla da cima a fondo!

La manioca, in portoghese mandioca, è una pianta molto particolare, la cui coltivazione avviene anche in Mozambico. Molto spesso le persone hanno un piccolo campo che coltivano con mais, manioca, faglioli e piccole colture per autoconsumo della famiglia. In queste coltivazioni la manioca non manca mai: viene piantata nel periodo precedente a quello delle piogge e cresce in 10 mesi. Dopo questo periodo le donne (che si occupano delle colture della famiglia) cominciano a raccoglierla. Essendo un tubero, viene raccolta tutta la pianta (i tuberi, la pianta e le foglie in cima) e viene utilizzato tutto: il tubero e le foglie si mangiano, mentre la pianta ( fatta di un piccolo tronco ) viene conservata perché sarà il semente per il prossimo anno.




La lavorazione

Ci sono moltissimi modi per consumare la manioca! Nelle comunità di Nacala, Maria (del progetto TCE di HUMANA) va di quartiere in quartiere per insegnare alla comunità i modi migliori per consumare questo cibo. Ecco alcune opzioni che ci descrive proprio la responsabile Maria:
▶  Una volta raccolto, il tubero viene pelato, lavato e messo a seccare al sole nei cortili o sui tetti delle case per 15 o 20 giorni. Seccando prende un colore scuro e viene utilizzato in diversi modi: la manioca può essere tritata con il mortaio e ne esce una farina scura. Quest’ultima viene fatta cuocere nell’acqua calda e ne esce una polenta di manioca, che nella zona di Nampula si chiama Carecata ed ha un colore verde scuro o giallo ocra. Il colore dipende molto da quanto tempo restano a seccare i tuberi e da quanta umidità hanno preso.
▶  In alternativa il tubero secco può anche essere semplicemente bollito. In entrambi i casi viene consumata come accompagnamento alla matapa (mix di verdure, con foglie di manioca).
▶  La parte dolce della manioca può essere invece consumata fresca, non cotta: si tratta solo di pelarla e mangiarla. Non ha molto sapore, però è fresca e fa bene alla masticazione.
▶  Anche le foglie si mangiano: vengono raccolte, lavate, tritate e messe nella zuppa per fare quella minestra che qui tutti chiamano matapa. Matapa di foglie di manioca con aggiunta di cipolle, pomodori e poco altro. 
Un particolare molto interessante che racconta quanto sia importante la manioca per l’alimentazione della comunità è la cultura stessa della comunità mozambicana. Negli asili di HUMANA cantano una canzoncina che parla proprio della manioca:
A comida bonita e’ a mandioca
A comida bonita e’ a mandioca
Em cima si come
Em baxo si come
E’ a mandioca



Aiutaci anche tu a sostenere gli insegnamenti di Maria per le comunità di Nacala!

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