Oggi è la festa del papà e vogliamo
raccontarvi la storia di un padre mozambicano,
che vive a Nacala. I turisti dell’anno scorso, in viaggio con il progetto
“vacanze solidali”, lo hanno conosciuto durante la giornata del borsista;
in questa giornata i volontari cucinano e consumano il pranzo a casa di uno dei
ragazzi destinatari delle borse di studio, insieme a tutta la famiglia. Parte
della quota partecipativa pagata dai turisti, infatti, viene devoluta ai
ragazzi in difficoltà, così da coprire tutte le spese per studiare al
Politecnico di Nacala. Ed è proprio la giornata a casa del borsista una delle
attività preferite dei nostri turisti, anno dopo anno. L’anno scorso una delle
borsiste conosciute fu Teresa Linha, detta
“Teresinha”, ed è proprio di suo padre che vogliamo parlare.
In Mozambico non è comune vedere padri casalinghi.
Sono sempre le donne ad occuparsi della casa e dei figli, mentre l’uomo lavora
fuori casa. Anzi, molto spesso sono fratelli e sorelle maggiori ad occuparsi dei
piccoli di casa, perché la madre è nei campi a lavorare. Un po’ come in Italia, è più comune che entrambi i genitori
lavorino ma che sia solo la madre, poi, ad occuparsi anche della cucina, delle
faccende domestiche, dei bambini. Non nel caso di Teresinha. Appena entrati
nella casa, i turisti sono rimasti colpiti nel vedere che il padre si occupava
della casa ed avrebbe cucinato con loro.
“Giocava con i bambini
piccoli con una dolcezza infinita, e sembrava considerare il suo ruolo di
‘padre casalingo’ come la cosa più normale del mondo” ci dice Clelia,
responsabile delle vacanze solidali 2017 “ha
stupito tutti in positivo e ci ha fatto riflettere: perché era così strano, per
noi, pensare ad un padre così? Perché ci stupivamo, anziché considerarlo
normale?”
Una piccola riflessione da fare nella vita di tutti i
giorni: quanti padri vorrebbero restare a casa con i propri figli, in “paternità”,
ma sono ostacolati dalla legge, dal lavoro, dal giudizio degli altri?
Quante donne suddividono le faccende domestiche con il
proprio partner in modo equo, senza sentirsi in colpa o dare per scontato che
sia “un lavoro esclusivamente femminile”?
Per questo 19 marzo, forse potremmo regalare a mariti
e padri più tempo speso in casa, con i propri figli (e perché no, anche con le mogli!), ed impegnarci a superare
certi pregiudizi: perché un padre che fa il casalingo non è un “mammo”, è un solo un papà come tanti altri.
Prendersi cura dei propri bambini non è da “mamma”, è una cosa da “genitori”.
Perché io ho sentito tanto la mancanza di un padre
sempre a lavoro, da bambina, come tanti altri, come forse anche voi, ma
Teresinha no; e allora forse abbiamo qualcosa da imparare da lei e il suo papà.
Perché il viaggio è anche questo: conoscere,
riflettere, imparare,
cambiare.
E chissà che i nostri volontari maschi dell’anno
scorso, quando diventeranno padri, non si ricordino di Teresinha e non decidano
di voler vedere lo stesso sorriso e condividere la stessa complicità anche con
le proprie figlie.
Buona festa del papà a tutti!
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