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Visualizzazione dei post da settembre, 2016

Il jeans, ancora una volta, icona del cambiamento

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  Il jeans ha un fascino intramontabile, tuttavia non bisogna dimenticare che genera un impatto ambientale importante. Per ridurlo, si fanno strada diversi progetti sui fronti del design e del riciclo. di Redazione Nel mondo occidentale, il jeans è sicuramente il materiale più iconico nel settore tessile e nella moda in generale. Il più versatile e anche il più controverso, quando si parla delle sue origini. Il primo tessuto “blue jeans” pare sia stato realizzato in una fabbrica manifatturiera di Nîmes, in Francia : da qui si pensa derivi la parola denim, ma c’è ancora molto dibattito in materia. Ci sono, infatti, testimonianze ben più antiche, come alcune statuine di presepe tardo settecentesche conservate al Museo Civico Luxoro di Genova, che sembrano documentare come il jeans fosse comunemente utilizzato per confezionare gli abiti da lavoro e da festa già all’epoca. Addirittura, i pantaloni indossati da Giuseppe Garibaldi quando partì nel 1860 alla volta di Marsala erano di fustagn

Sostenere a distanza...si può!

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"Mi chiamo Mauro Orso e ho aderito al programma di Sostegno a Distanza di HUMANA da circa 10 anni. Ho conosciuto HUMANA in occasione di una fiera del terzo settore a Padova e, successivamente, ho anche trascorso una settimana presso la sede di HUMANA in Danimarca, in quanto volevo valutare la possibilità di un’esperienza all’estero come volontario. Nonostante abbia poi fatto delle scelte diverse, l’aver apprezzato il modo con il quale lavora l'associazione mi ha fatto decidere di aderire al programma di Sostegno a Distanza per dare una mano. La gioia di vedere quanto è stato fatto e di come, anche con poco, si possano cambiare le cose è stata immensa. Ma resta ancora molto da fare! Ricevo periodicamente una newsletter di HUMANA, che mi informa sui progressi dei bambini che sostengo. Ricordo in particolare un racconto letto anni addietro, sulle vacanze di lavoro in Mozambico: mia moglie ha lavorato in quel paese per circa un anno, come volontaria, e anch'io ci sono stato

Dai ricordi di Patrizia

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Con ancora nelle orecchie la musica dei batuk, davanti agli occhi i mille colori delle capulane e sotto il naso il profumo del mare salgo sull’aereo con destinazione Milano. Molti ricordi mi scorrono di fronte in queste ore, moltissime persone incontrate anche solo per un saluto, poche parole o uno sguardo ma tutti mi hanno arricchita, mi hanno cambiata. Un incontro che più di tutti mi ha segnata, quello che più spesso si fissa nei miei occhi è il sorriso, lo sguardo, le domande e i pensieri delle donne mozambicane . Le donne della comunità di Muzuane, le donne che allattano sedute nei cortili delle loro piccole case, le donne che raccolgono molluschi sul fondale della baia di Nacala, le donne che vendono patate e banane al mercato, le donne che coltivano il loro campo di manioca, le donne che sempre portano un bambino nella capulana sulle spalle e grandi pesi sulla testa. Queste donne hanno un animo di ferro, fin da bambine cominciano a prendersi cura della casa, dei fratellini

Dai ricordi di Agnese

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Sempre nel cuore "La strada che ho percorso il 16 giugno 2014 dall'aeroporto di Nampula, Mozambico, a quella che sarebbe diventata la mia casa per tre mesi mi è sembrata infinita. Mi accoglievano colori, sguardi e paesaggi sconosciuti. Dopo tre mesi la stessa strada mi è sembrata troppo breve per poter vivere ancora un’istante dell'esperienza che mi ha lasciato dentro emozioni e sensazioni indimenticabili. La gioia più grande è stata quella di essere stata partecipe, giorno per giorno, della vita degli studenti dell'Istituto Politecnico di Nacala, con i quali ho condiviso momenti felici di svago, ma anche le piccole difficoltà che gli adolescenti incontrano nel loro cammino. Il regalo che l’Africa mi ha fatto sono stati gli occhi felici e pieni di allegria dei bambini di Muzuane, in grado di gioire anche solo per un TA TA. Grazie a chi crede in questo progetto e che con professionalità, passione e un grande cuore contribuisce a creare un mondo migliore."

La piantagione di anacardi

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A qualche ora da Nacala, nel nord del Mozambico, HUMANA gestisce una coltivazione di anacardi (Caju in portoghese), precisamente a Itoculo . Dopo una visita dell’Istituzione Incaju a Itoculo, nasce l’idea di cominciare una coltivazione di anacardi proprio a Itoculo. Quando gli agricoltori formati da HUMANA cominciarono a raccogliere gli anacardi, si riuscirono ad occupare col tempo anche della trasformazione del frutto dell’anacardo: dal frutto si ricavano gli anacardi, il succo, la melassa e la bistecca di caju che è presente solo nei giorni della raccolta. I tipi di anacardi che producono sono quelli semplici, quelli tostati con il sale, quelli dolci con il sesamo e quelli con il peperoncino. È inoltre un centro di formazione pratica per alunni del corso di agricoltura. Ci sono state varie collaborazioni con scuole dei distretti vicini e non solo con le scuole di ADPP, durante le quali gli alunni hanno seguito corsi di formazione pratica. Da aprile a giugno c’e’ il periodo di

Donne che fanno la differenza

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Lindiwe Alice Mathebula nasce a Bethal (Sud Africa) nel 1990. Cresce grazie ai sacrifici della mamma che accetta qualsiasi lavoretto per riuscire a sfamare la sua bimba, Lindiwe impara così che le donne hanno una spina dorsale di ferro e un cuore d’oro. Dopo essere riuscita a terminare le scuole dell’obbligo nel 2008 capisce subito che l’ostacolo che spesso, giovani ragazze come lei, devono affrontare è l’insufficienza di risorse  economiche che le porta a dover interrompere gli studi. “Sapevo che non potevo frequentare l’università perché non avevo i soldi necessari e quindi ho potuto solamente scegliere di iscrivermi ad una scuola superiore con indirizzo informatico. Nel 2010 sono rimasta incinta e nel dicembre dello stesso anno ho dato alla luce una bellissima bambina. L’anno seguente però la mia adorata mamma è deceduta e quello è stato senza ombra di dubbio l’anno peggiore della mia vita ”. Nel 2014 Lindiwe vede un poster appeso ad un muro, HUMANA Sud Africa sta cercando Op

Dai ricordi di Laura

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“Ho bisogno di svuotare quel cassetto…ho nuove carte da archiviare” Tutto nasce così…tiro fuori tutte le carte che sono ormai sepolte e dimenticate da diversi anni, seduta in terra a gambe incrociate…foto, ricevute, fogliettini scarabocchiati... … e lì mi riappari …una vecchia foto ormai sbiadita, quasi non mi riconosco più, sono passati così tanti anni? Sono così invecchiata? E in quel momento sento battermi forte il cuore , chiudo gli occhi e risento quegli odori, quelle voci che mi sono state tanto care e che credevo dimenticate, ma che erano solo lì, addormentate in un angolo della mia testa e aspettavano solo che qualcuno o qualcosa le risvegliasse. Il salto nel passato è d’obbligo o forse non ne posso fare a meno e così mi lascio andare ai ricordi… Sento quella vocina che mi urla “Musungo!”, mi giro e ti vedo …per me bella come solo una bimba piccola può essere…tutta sporca, i vestiti impolverati e mezzo strappati, la candela al naso, gli occhi così neri che per un attim

L'Isola di Mozambico #2

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Il popolo dell’Isola di Mozambico è molto allegro e accogliente e spesso per le strade si possono trovare donne che ballano la danza, chiamata “ Tofu ”. Da poco sono stati aperti alcuni supermercati, ma sostanzialmente gli abitanti dell’isola hanno sempre vissuto e ancora vivono di pesca. L’isola è divisa in due parti: la città Makuti e la città di Pietra e Calce . La prima è fatta di case di paglia e terra mentre la seconda è fatta di pietre. Il Fattore caratterizzante della divisione è il fatto che la parte più povera (Makuti) è costruita a circa 3\4 metri sotto il livello della strada perché è da qui che hanno preso le pietre per costruire la Fortezza e la parte ricca dell’Isola: dove vivevano i governatori, i commercianti e gli stranieri in genere. La Fortezza (in portoghese Fortaleza ) era una base di protezione dell’isola dove vivevano i militari, ma non solo perché fungeva anche da prigione e da base per la vendita degli schiavi che partivano proprio da qui per andare in

L'Isola di Mozambico #1

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L’Isola di Mozambico (in portoghese Ilha de Moçambique) è un luogo ricco di storia, segnato dalle memorie del passato coloniale portoghese. Per arrivare all’Isola bisogna percorrere un ponte di 2 km a doppio senso di marcia ma con una sola corsia. Ma ne vale la pena! Il paesaggio naturale è mozzafiato con spiagge bellissime e vi sono presenti anche diversi monumenti, come la statua di Vasco De Gama e di Luis di Camussa ( uno scrittore che scrisse un libro sulle odi dell’isola, conservato all’interno del museo). Un curioso aneddoto riguardante l’Isola di Mozambico, spiega anche l’origine del nome Mozambico: un semplice fraintendimento di Vasco De Gama. L’esploratore portoghese, arrivato sull’Isola nel 1498, incontrò lo sceicco governatore dell’Isola, un certo Moussa Ben Mbiki . Vasco de Gama capì male il nome e pensava si chiamasse Mozambique , da qui il nome dell’Isola poi diventata capitale dell’omonimo paese. Sull’Isola è presente un’importante museo, un tempo casa dei Gesui

Quando la famiglia ci sostiene

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Parmeena è una ragazzina di 12 anni, figlia di Akhtar e Rahisan, che vive Ghasera, nel villaggio di Mewat. La sua infanzia è trascorsa in un ambiente famigliare molto conservatore e quando il personale di HUMANA è entrato in contatto con i genitori di Parmeena, non è stato assolutamente facile convincerli dell’importanza della scuola. Akhtar e Rahisan hanno infatti snobbato le proposte di HUMANA. Tuttavia, con gli sforzi e il sostegno di altri genitori di Mewat, soddisfatti dalle opportunità scolastiche offerte da HUMANA, il personale poco a poco li ha convinti a iscrivere Parmeena al centro. Molto contenta per questa decisione, Parmeena ha iniziato frequentando il centro per mezza giornata e poi è arrivata la svolta: i suoi genitori hanno insistito perché continuasse questo percorso e da quel giorno ha cominciato a frequentare i corsi di Urdu. Per gli insegnanti darle una formazione da zero è stata una sfida, ma grazie al nuovo appoggio dei  suoi genitori, Parmeena si è sentita