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Il jeans, ancora una volta, icona del cambiamento

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  Il jeans ha un fascino intramontabile, tuttavia non bisogna dimenticare che genera un impatto ambientale importante. Per ridurlo, si fanno strada diversi progetti sui fronti del design e del riciclo. di Redazione Nel mondo occidentale, il jeans è sicuramente il materiale più iconico nel settore tessile e nella moda in generale. Il più versatile e anche il più controverso, quando si parla delle sue origini. Il primo tessuto “blue jeans” pare sia stato realizzato in una fabbrica manifatturiera di Nîmes, in Francia : da qui si pensa derivi la parola denim, ma c’è ancora molto dibattito in materia. Ci sono, infatti, testimonianze ben più antiche, come alcune statuine di presepe tardo settecentesche conservate al Museo Civico Luxoro di Genova, che sembrano documentare come il jeans fosse comunemente utilizzato per confezionare gli abiti da lavoro e da festa già all’epoca. Addirittura, i pantaloni indossati da Giuseppe Garibaldi quando partì nel 1860 alla volta di Marsala erano di fus...

Roop Chand: un faro di speranza

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Nato in una piccola cittadina nel quartiere Barabanki, Uttar Pradesh, Roop Chand si trasferisce a Delhi alla giovane età di 20 anni. Una vittima senzatetto intergenerazionale, Roop Chand ha passato i prossimi 15 anni della sua vita per le strade di Delhi.  Nel 2012, il 35enne Roop Chand, insieme a sua moglie e le loro 3 figlie, hanno vissuto sotto la metropolitana di Mansarovar Park a Delhi, guadagnandosi da vivere vendendo verdure nel mercato locale. Un incontro casuale con i membri della Humana People to People India nel parco di Mansarovar ha cambiato completamente la sua vita. Grazie alla collaborazione con HUMANA, Roop ha potuto usufruire dei vantaggi delle agevolazioni governative per persone senza fissa dimora, come la stipula di un conto bancario anche senza fissa dimora. Attraverso incontri di sensibilizzazione condotti da HUMANA, Roop ha imparato i vantaggi dell'educazione di base e si è unito al programma di alfabetizzazione adulta gestito da HUMANA. Dopo aver compl...

La piantagione di anacardi

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A qualche ora da Nacala, nel nord del Mozambico, HUMANA gestisce una coltivazione di anacardi (Caju in portoghese), precisamente a Itoculo . Dopo una visita dell’Istituzione Incaju a Itoculo, nasce l’idea di cominciare una coltivazione di anacardi proprio a Itoculo. Quando gli agricoltori formati da HUMANA cominciarono a raccogliere gli anacardi, si riuscirono ad occupare col tempo anche della trasformazione del frutto dell’anacardo: dal frutto si ricavano gli anacardi, il succo, la melassa e la bistecca di caju che è presente solo nei giorni della raccolta. I tipi di anacardi che producono sono quelli semplici, quelli tostati con il sale, quelli dolci con il sesamo e quelli con il peperoncino. È inoltre un centro di formazione pratica per alunni del corso di agricoltura. Ci sono state varie collaborazioni con scuole dei distretti vicini e non solo con le scuole di ADPP, durante le quali gli alunni hanno seguito corsi di formazione pratica. Da aprile a giugno c’e’ il periodo di ...

L'Isola di Mozambico #2

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Il popolo dell’Isola di Mozambico è molto allegro e accogliente e spesso per le strade si possono trovare donne che ballano la danza, chiamata “ Tofu ”. Da poco sono stati aperti alcuni supermercati, ma sostanzialmente gli abitanti dell’isola hanno sempre vissuto e ancora vivono di pesca. L’isola è divisa in due parti: la città Makuti e la città di Pietra e Calce . La prima è fatta di case di paglia e terra mentre la seconda è fatta di pietre. Il Fattore caratterizzante della divisione è il fatto che la parte più povera (Makuti) è costruita a circa 3\4 metri sotto il livello della strada perché è da qui che hanno preso le pietre per costruire la Fortezza e la parte ricca dell’Isola: dove vivevano i governatori, i commercianti e gli stranieri in genere. La Fortezza (in portoghese Fortaleza ) era una base di protezione dell’isola dove vivevano i militari, ma non solo perché fungeva anche da prigione e da base per la vendita degli schiavi che partivano proprio da qui per andare in ...

L'Isola di Mozambico #1

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L’Isola di Mozambico (in portoghese Ilha de Moçambique) è un luogo ricco di storia, segnato dalle memorie del passato coloniale portoghese. Per arrivare all’Isola bisogna percorrere un ponte di 2 km a doppio senso di marcia ma con una sola corsia. Ma ne vale la pena! Il paesaggio naturale è mozzafiato con spiagge bellissime e vi sono presenti anche diversi monumenti, come la statua di Vasco De Gama e di Luis di Camussa ( uno scrittore che scrisse un libro sulle odi dell’isola, conservato all’interno del museo). Un curioso aneddoto riguardante l’Isola di Mozambico, spiega anche l’origine del nome Mozambico: un semplice fraintendimento di Vasco De Gama. L’esploratore portoghese, arrivato sull’Isola nel 1498, incontrò lo sceicco governatore dell’Isola, un certo Moussa Ben Mbiki . Vasco de Gama capì male il nome e pensava si chiamasse Mozambique , da qui il nome dell’Isola poi diventata capitale dell’omonimo paese. Sull’Isola è presente un’importante museo, un tempo casa dei Gesui...

La manioca: come cucinarla da cima a fondo!

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La manioca , in portoghese mandioca , è una pianta molto particolare, la cui coltivazione avviene anche in Mozambico. Molto spesso le persone hanno un piccolo campo che coltivano con mais, manioca, faglioli e piccole colture per autoconsumo della famiglia. In queste coltivazioni la manioca non manca mai : viene piantata nel periodo precedente a quello delle piogge e cresce in 10 mesi. Dopo questo periodo le donne (che si occupano delle colture della famiglia) cominciano a raccoglierla. Essendo un tubero, viene raccolta tutta la pianta (i tuberi, la pianta e le foglie in cima) e viene utilizzato tutto: il tubero e le foglie si mangiano, mentre la pianta ( fatta di un piccolo tronco ) viene conservata perché sarà il semente per il prossimo anno. La lavorazione Ci sono moltissimi modi per consumare la manioca! Nelle comunità di Nacala, Maria (del progetto TCE di HUMANA) va di quartiere in quartiere per insegnare alla comunità i modi migliori per consumare questo cibo. Ecco alcun...

La valle dei meloni

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Immaginate il deserto, non quello tutto di sabbia stile Sahara, qualcosa più simile al deserto dell’Arizona con colline brulle e pochi e spelacchiati cespugli. Questo è il deserto Rajastan , almeno dalle parti di Neemrana, quando il deserto sta per finire ma non sei ancora nelle pianure fertili dell’India centrale. Però sempre di deserto si tratta, e quindi di acqua ce n’è poca e quando arriva il monsone, di acqua ce n’è pure troppa, però il terreno è talmente duro e secco che semplicemente l’acqua scivola via e per le comunità agricole non rimane che tirare avanti scavando pozzi sempre più profondi.   HUMANA opera in questa zona dal 2009, quando ha avviato 10 farmers club, diventati 20 nel 2011 e oggi sono oltre 70. Il primo passo è stato studiare come l’acqua dei monsoni si incanalava naturalmente lungo alcuni tracciati e intervenire con delle piccole strutture in cemento per creare delle aree in cui l’acqua venisse convogliata e lentamente assorbita dal terreno. In quest...