Il jeans, ancora una volta, icona del cambiamento

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  Il jeans ha un fascino intramontabile, tuttavia non bisogna dimenticare che genera un impatto ambientale importante. Per ridurlo, si fanno strada diversi progetti sui fronti del design e del riciclo. di Redazione Nel mondo occidentale, il jeans è sicuramente il materiale più iconico nel settore tessile e nella moda in generale. Il più versatile e anche il più controverso, quando si parla delle sue origini. Il primo tessuto “blue jeans” pare sia stato realizzato in una fabbrica manifatturiera di Nîmes, in Francia : da qui si pensa derivi la parola denim, ma c’è ancora molto dibattito in materia. Ci sono, infatti, testimonianze ben più antiche, come alcune statuine di presepe tardo settecentesche conservate al Museo Civico Luxoro di Genova, che sembrano documentare come il jeans fosse comunemente utilizzato per confezionare gli abiti da lavoro e da festa già all’epoca. Addirittura, i pantaloni indossati da Giuseppe Garibaldi quando partì nel 1860 alla volta di Marsala erano di fustagn

Humana insieme alle donne per un mondo più giusto ed egualitario

In occasione della giornata internazionale dei diritti della donna, abbiamo voluto raccontarvi di quanto sia importante per noi attuare politiche ed interventi di promozione dell’empowerment femminile.

della Redazione

La condizione della donna è ancora molto fragile: questo dato emerge chiaramente dalle ultime dichiarazioni fatte dalla UN Women, ente delle Nazioni unite per l’uguaglianza di genere ed empowerment femminile[1]. Basti pensare che 61 milioni di bambine, ragazze e donne non hanno accesso all’educazione primaria e/o secondaria a causa della povertà, degli stereotipi di genere o per la mancanza di servizi sociali adeguati. Il non avere accesso all’istruzione inibisce fortemente il processo di emancipazione e il godimento delle libertà fondamentali, incidendo sull’autonomia economica delle donne e di conseguenza sulla loro libera possibilità di scelta.

La traduzione letterale dall’inglese del termine empowerment è “dare potere”. Questo, declinato nell’uso del dibattito pubblico, ha assunto però un significato più ampio. Quando si parla di empowerment femminile si fa riferimento al processo che ha come obbiettivo quello di voler ristabilire dinamiche di potere all’interno di contesti socio-culturali, facendo particolare riferimento al genere femminile. In questo senso si vuole dar valore alle esperienze e alle conoscenze delle donne, ascoltando la loro voce e garantendo loro il libero accesso ai processi decisionali pubblici e privati.

In questo senso, per noi di Humana, è importante elaborare politiche e interventi di promozione dell’empowerment femminile dandoci obiettivi di breve, medio e lungo termine che siano realistici e misurabili, agendo in particolar modo nei Paesi del sud del mondo.  Qui collaboriamo con realtà dove sono presenti dinamiche socio-culturali complesse, in cui la figura della donna è spesso drammaticamente secondaria. Siamo fortemente convinti che ogni azione, progetto, energia e risorsa spesa per cambiare condizioni di diseguaglianze e malessere siano fondamentali nella costruzione di un mondo più vivibile per tutti. Inoltre crediamo che la disuguaglianza di genere sia uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo sostenibile, alla crescita economica e alla riduzione della povertà nel mondo.

Attivamente sosteniamo e collaboriamo a diversi progetti che hanno l’obbiettivo di fornire alle donne strumenti che possano permettere loro di cambiare la propria condizione. Supportiamo corsi di formazione e progetti che le vedono coinvolte come protagoniste attive nel prendere consapevolezza del proprio ruolo. Parliamo del potere inteso come libertà di scegliere del proprio destino e della propria vita, e quindi dei presupposti di tale libertà: conoscenza e istruzione. Ci prendiamo carico della loro formazione, sia personale che professionale, fortemente convinti che l’emancipazione femminile sia alla base della creazione di modelli comunitari resilienti e proattivi, capaci di creare benessere nei villaggi e nei quartieri.

Il tema dell’empowerment femminile è presente trasversalmente nella maggior parte dei diversi progetti della Federazione Humana People to People. Nei contesti in cui operiamo, le donne sono infatti il fulcro della vita comunitaria; tuttavia, proprio per questo ruolo sociale, vengono loro precluse molte opportunità di emancipazione economica, lavorativa e sociale. Determinante nello scardinare questo tipo di dinamica è il garantire l’accesso ad un’istruzione che sia egualitaria e di qualità, così da poter dare a tutti, bambine e bambini, le stesse opportunità per l’ingresso nel mondo del lavoro.

Per questo, dare accesso all’istruzione è per noi fondamentale. Tra i diversi progetti legati all’istruzione, quelli portati avanti in India sono focalizzati in particolar modo sull’assicurare che vi siano le condizioni perché anche le bambine possano andare a scuola.  Il progetto chiamato “Kadam step-up program” nasce con lo scopo di garantire un’educazione di base ai bambini e alle bambine di diverse provincie indiane. Inoltre, si occupa di attuare strategie per far si che le bambine non abbandonino gli studi una volta diventate donne. Nell’ambito di questo progetto sono stati raggiunti più di 18.928 studenti grazie all’innovativa metodologia d’insegnamento applicata nei modelli di sviluppo di Humana, che si concentra sul valorizzare il bambino anche attraverso attività manuali e creative[2].

 L’agricoltura è un altro importante settore sul quale concentrano i nostri progetti: nei Paesi in via di sviluppo, esso ricopre un ruolo centrale sia a livello economico che sociale e culturale. Nel post “L’agricoltura sostenibile, alleata del nostro pianeta” abbiamo parlato approfonditamente del modello dei Farmer’s Club, gruppi composti da 15-30 coltivatori e coltivatrici, i quali beneficiano in maniera attiva di percorsi di formazione sulla rotazione delle colture, la gestione dei terreni e le tecniche di irrigazione. Questo modello di sviluppo promuove anche l’avvio di business locali per valorizzare il surplus agricolo e dare vita a piccole attività generatrici di reddito. I Farmer’s Club sono composti per il 50% da donne, che hanno accettato con entusiasmo la sfida dell’autonomia economica attraverso la creazione di piccole attività locali. Infatti, uno dei maggior problemi legati all’emancipazione delle donne nei contesti rurali è quello determinato dal non avere degli strumenti per poter rivendicare il diritto di proprietà sulla terra o ad un salario.


Il caso di "Bambà - La forza delle donne Quilombola", progetto di empowerment femminile a sostegno di 50 donne della comunità Quilombola (Brasile), è un esempio di come mettiamo in pratica i nostri valori e decliniamo il modello dei Farmers’ Club in base al contesto. Il termine brasiliano “bambà” indica il sedimento dell’olio di palma, ed è il simbolo stesso della resistenza della pianta ma anche di questa comunità che è uno dei gruppi etnici più emarginati del Brasile. Il programma si basa sullo sviluppo rurale sostenibile e sull’organizzazione comunitaria delle donne per la creazione di piccole imprese economiche solidali, collegate al mercato locale.

Il progetto è stato avviato da Humana Brasile in collaborazione con diverse consorelle europee tra cui anche Humana Italia nel gennaio del 2019 e, a oggi, ha raggiunto obbiettivi importanti: più di 58 donne hanno partecipano alla formazione per il miglioramento della produzione agricola, la trasformazione e commercializzazione dei prodotti della micro-impresa di cui fanno parte. Questo ha fatto sì che cinque comunità Quilombola abbiano adottato pratiche agricole ecologiche sostenibili, implementato orti comuni e rafforzato la produzione individuale con pratiche che hanno permesso loro di consumare alimenti privi di pesticidi e ad alto valore nutrizionale. Infine il 100% delle famiglie beneficiarie ha incrementato il proprio reddito del 15% grazie all’aumento della produzione agricola supportata da progetto[3]. Il progetto, che è stato avviato nel 2019 con il sostegno del Fondo di Beneficenza Intesa San Paolo, prosegue grazie anche al sostegno del gruppo Calzedonia che ha avviato proprio in questi giorni una campagna in oltre 400 store Intimissimi a favore di Humana.

Ecco la testimonianza di Eliane, del gruppo Delicias di Quilombo Guaruçu, una delle ragazze coinvolte nel programma:

“Il progetto sta facendo del bene per la nostra comunità, grazie al progetto i nostri prodotti sono maggiormente valorizzati rispetto al passato. Oggi abbiamo l'opportunità di andare fuori e vendere ciò che produciamo, ora abbiamo un logo che valorizza e fa riconoscere molto più rapidamente quanto produciamo. Abbiamo imparato, grazie a Donna Hermínia e Raquel e Polianna che sono sempre presenti qui nella comunità, a compostare, come creare un semenzaio così da avere a disposizione i semi senza doverli acquistare” 

Riteniamo che sia quindi fondamentale affiancare le donne, fornendo degli strumenti che possano renderle autonome nel tempo, così da dare il via ad una onda virtuosa di competenze ed esperienze, finalizzate al voler creare un benessere comunitario, giusto ed egualitario.

“Raggiungere l’uguaglianza di genere non è solo un obiettivo importante in sé e per sé, ma anche un catalizzatore per raggiungere l'Agenda 2030 e un futuro sostenibile per tutti”[4]

Noi di Humana ci impegniamo quotidianamente affinché questo possa realizzarsi. Siamo e ci sentiamo partecipi del processo che vuole modificare le relazioni di potere nei diversi contesti del vivere sociale e personale, laddove questi sono causa di ingiustizie e disuguaglianza. Lavoriamo con l’obbiettivo di dare spazio alla voce delle donne, affinché le loro conoscenze ed esperienze vengano riconosciute e che i loro bisogni, opinioni e obbiettivi vengano presi in considerazione. Le donne devono avere accesso e possibilità di partecipare attivamente ai processi decisionali in ambito politico, economico e sociale[5]. Per farlo, ci impegniamo nello stimolare e nel raccogliere piccoli gesti che trasformino il mondo, rendendolo un posto più accogliente per tutti.

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