Il jeans, ancora una volta, icona del cambiamento

Immagine
  Il jeans ha un fascino intramontabile, tuttavia non bisogna dimenticare che genera un impatto ambientale importante. Per ridurlo, si fanno strada diversi progetti sui fronti del design e del riciclo. di Redazione Nel mondo occidentale, il jeans è sicuramente il materiale più iconico nel settore tessile e nella moda in generale. Il più versatile e anche il più controverso, quando si parla delle sue origini. Il primo tessuto “blue jeans” pare sia stato realizzato in una fabbrica manifatturiera di Nîmes, in Francia : da qui si pensa derivi la parola denim, ma c’è ancora molto dibattito in materia. Ci sono, infatti, testimonianze ben più antiche, come alcune statuine di presepe tardo settecentesche conservate al Museo Civico Luxoro di Genova, che sembrano documentare come il jeans fosse comunemente utilizzato per confezionare gli abiti da lavoro e da festa già all’epoca. Addirittura, i pantaloni indossati da Giuseppe Garibaldi quando partì nel 1860 alla volta di Marsala erano di fustagn

Una pandemia globale, richiede una risposta globale: chiediamo un vaccino che sia per tutti


Il diritto alla salute appartiene ad ogni persona, a prescindere da chi sia, da dove viva o da quanti soldi abbia. Ora che i vaccini anti COVID-19 sono stati autorizzati, devono essere messi a disposizione dei cittadini. In tutti i paesi. Gratuitamente. Questo deve essere un vaccino per tutti.

della Redazione

Vaccinare il più velocemente possibile e riprendere le attività economiche è diventata ormai la principale sfide dei governi. In un contesto di pandemia siamo chiamati per definizione a dare una risposta globale. Per poterla dare i nostri governi sono chiamati alla collaborazione, all’attuazione di politiche di solidarietà che possano creare un equilibrio tra il profitto delle aziende e il rispetto della vita umana. Questo ci aspettiamo dallo scenario internazionale che invece, negli ultimi mesi ci ha fatto rabbrividire. L’unione europea che firma in grande riservatezza i contratti con le case farmaceutiche, le grandi multinazionali che fanno sempre più pressioni per poter comprare in modo autonomo i vaccini. Sembra che la situazione sia fuori controllo. Non si può permettere che l’accesso ai vaccini sarà determinato dalla capacità economica che si potrà mettere in campo.

Al momento il vaccino anti Covid-19 rappresenta la soluzione migliore per porre fine alla pandemia ma il successo della campagna vaccinale mondiale dipende da diversi fattori, molto delicati e fortemente interdipendenti tra loro. Protagonisti di questo dibattito sono stati i brevetti per invenzione industriale e le altre forme di proprietà intellettuale e segreti commerciali che stanno alla base della fruizione di informazioni tecnologiche per la creazione dei vaccini. I brevetti sono però normati dalla organizzazione mondiale del commercio che, giustamente, tutela interessi economici. Secondo una legge del 1994, la tutela della proprietà intellettuale, l’azienda che immette un prodotto sul mercato ne ha il monopolio per 20 anni. L’azienda ha dunque il potere di stabilire il prezzo di mercato del prodotto e il pieno potere decisionale rispetto alla produzione del prodotto.

Il dibattito che si è scatenato in merito al tema dei vaccini ha visto delinearsi due posizioni diverse: una che difende l’importanza dei brevetti e della proprietà intellettuale come strumento imprescindibile per l’incentivo allo sviluppo e all’innovazione; mentre l’altra è rappresentata da un movimento che chiede a gran voce che vengano prese delle iniziative sul piano normativo per far diventare i vaccini un bene pubblico.

Queste posizioni fanno emergere nel dibattito anche le contraddizioni geopolitiche che caratterizzano il nostro mondo: come la disparità di ricchezza e potere tra uno stato e l’altro o l’uso strumentale del vaccino come mezzo dei Paesi ricchi per guadagnarsi sfere d’influenza sempre maggiori nei confronti di paesi più deboli.

“Di sicuro, si tratta di una discussione che non può essere ridotta ai soli termini economici. Il controllo monopolistico che deriva dal brevetto (e da altre forme di controllo esclusivo dell’informazione) non si traduce solo nel potere di fissare il prezzo al riparo dalla pressione concorrenziale, ma sposta l’asse del potere di decidere tempi e modi della produzione dei vaccini da centri decisionali pubblici a imprese private che operano per il profitto[1]

Humana People to People si è unita a The People’s Vaccine Alliance, un movimento in crescita che chiede che il vaccino anti COVID-19 sia trattato come un bene pubblico e non per profitto. La People’s Vaccine Alliance è una coalizione di organizzazioni tra cui, Free the Vaccine, Frontline AIDS, Global Justice Now, Oxfam, Public Citizen, SumOfUs, Tearfund, UNAIDS e Yunus Centre.  La solidarietà condivisa tra queste organizzazioni sanitarie e umanitarie progressiste è incentrata sull'esortazione allo sviluppo di vaccini sicuri ed efficaci, alla loro produzione rapida su larga scala e sulla messa a disposizione di più persone possibili nei diversi paesi, gratuitamente.

Siamo fortemente convinti, come Humana People To People, che la cooperazione sia l’unica risposta davvero efficace alla pandemia e questo prevede che i vaccini siano prodotti e distribuiti condividendo brevetti e conoscenze, così che siano facilmente e velocemente replicabili in modo sicuro.

Il diritto di poter vivere in sicurezza deve essere garantito a tutti gli uomini e a tutte le donne, anche perché finché tutti non saranno protetti dal virus, non lo sarà nessuno. In questo momento storico il vaccino non è prezzabile perché da questo dipende la vita di migliaia di persone. Riteniamo che sia quindi necessaria la collaborazione tra stati, imprese e case farmaceutiche, non che questi si pestino i piedi per concorrere alla creazione e distribuzione del vaccino per trarne profitto. Nessuna azienda può produrre abbastanza vaccini per il mondo intero. Finché i brevetti del vaccino sono tenuti sotto chiave, non ci saranno abbastanza dosi per poter garantire a tutti una vita sicura. Abbiamo bisogno di un vaccino disponibile per tutti, non di un vaccino che arricchisca chi è già ricco. Potenze economiche emergenti come la l’India e il Sud Africa, insieme a 100 altri Paesi stanno chiedendo che vi sia una moratoria transitoria per brevetti e i farmaci (si fa riferimento alla legge della tutela alla proprietà intellettuale). In questo modo vi sarebbe la possibilità di condividere brevetti e know-how, senza compromettere i profitti delle aziende che verrebbero risarcite del danno alla proprietà intellettuale.

Affermiamo quindi l’imprescindibilità del dover mettere in atto politiche sul piano normativo che possano far sì che vi sia una reale collaborazione, un serio scambio di informazioni che permetta a tutti gli stati di produrre vaccini in modo da poter garantire l’uscita dalla pandemia. Humana People to People sostiene la People’s Vaccine Alliance nel chiedere ai governi dei primi Paesi del mondo e alle grandi aziende farmaceutiche che detengono le dinamiche di potere di garantire che i vaccini anti-COVID-19 siano forniti gratuitamente a tutti.

 

Entra in azione e firma la petizione per l'Europa!

 






 

 

 

 



[1] Dalla presentazione del Seminario “ Vaccini anti-COVID19: bene comune o proprietà privata?” tenuto dall’Università di Trento in collaborazione con l’Associazione Italiana per la promozione della scienza aperta, https://www.robertocaso.it/2021/03/09/vaccini-anti-covid19-bene-comune-o-proprieta-privata/


Commenti

Post popolari in questo blog

Una roadmap per ridisegnare il futuro del settore tessile in Europa

Incontri informativi Mozambico 2017

L'eco-design nel tessile