Il jeans, ancora una volta, icona del cambiamento

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  Il jeans ha un fascino intramontabile, tuttavia non bisogna dimenticare che genera un impatto ambientale importante. Per ridurlo, si fanno strada diversi progetti sui fronti del design e del riciclo. di Redazione Nel mondo occidentale, il jeans è sicuramente il materiale più iconico nel settore tessile e nella moda in generale. Il più versatile e anche il più controverso, quando si parla delle sue origini. Il primo tessuto “blue jeans” pare sia stato realizzato in una fabbrica manifatturiera di Nîmes, in Francia : da qui si pensa derivi la parola denim, ma c’è ancora molto dibattito in materia. Ci sono, infatti, testimonianze ben più antiche, come alcune statuine di presepe tardo settecentesche conservate al Museo Civico Luxoro di Genova, che sembrano documentare come il jeans fosse comunemente utilizzato per confezionare gli abiti da lavoro e da festa già all’epoca. Addirittura, i pantaloni indossati da Giuseppe Garibaldi quando partì nel 1860 alla volta di Marsala erano di fustagn

L'agricoltura sostenibile, alleata del nostro pianeta


Ad oggi i membri della Federazione Humana People to People hanno sostenuto oltre 200.000 piccoli agricoltori tramite il programma Farmers' Club, in cui è centrale  l'obiettivo di protezione e conservazione dell'ambiente.

di Federico Turchetti

L’agricoltura è da molti anni uno dei principali settori d’intervento per i 30 membri della Federazione Humana People to People, i quali operano in 45 Paesi tra Africa, Asia, Europa e America. L’attenzione verso il settore agricolo si pone in linea con l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, sottoscritta all’unanimità dai 193 Paesi membri delle Nazioni Unite il 25 settembre 2015. L’Agenda 2030 guida l’azione degli attori governativi e non governativi impegnati in attività di cooperazione allo sviluppo, tra i quali l’Italia ha assunto un ruolo di primo piano grazie agli interventi dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) e delle numerose organizzazioni non governative impegnate all’estero. Tra i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS) dell’Agenda 2030, riferiti a settori diversi ma interconnessi l’uno con l’altro, l’OSS 2 si propone di “porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile”, prestando particolare attenzione all’impatto del cambiamento climatico e delle sempre più frequenti condizioni metereologiche estreme da esso causate. L’OSS 13 dell’Agenda fa inoltre riferimento esplicito alla necessità di rafforzare la lotta al cambiamento climatico, proponendosi, per contrastarlo, di promuovere azioni a tutti i livelli. In un mondo sempre più interconnesso e globalizzato, gli OSS forniscono quindi target e indicatori di grande utilità per la pianificazione, il coordinamento a livello globale e l’implementazione di programmi di sviluppo e aiuto umanitario. Tra i target, in riferimento ad agricoltura e sicurezza alimentare, si trovano quello di raddoppiare la produttività agricola e il reddito dei produttori su piccola scala e quello di garantire sistemi di produzione alimentare sostenibili e resilienti entro il 2030.

L’impegno della Federazione Humana People to People nel settore agricolo è dovuto principalmente al ruolo chiave che questo riveste per lo sviluppo dei Paesi in cui i suoi membri operano, tra i quali si trovano alcuni degli stati più fragili economicamente e allo stesso tempo più esposti agli effetti sempre più dirompenti del cambiamento climatico. In linea generale, bisogna infatti considerare come l’agricoltura, nella maggior parte dei paesi in via di sviluppo, sia su piccola o piccolissima scala e come, allo stesso tempo, i piccoli agricoltori e le loro famiglie rappresentino sovente la parte di popolazione più povera e vulnerabile. In un settore di cooperazione allo sviluppo sempre più sensibile alle tematiche di genere e di women’s empowerment, occorre anche tenere conto di come le donne costituiscano quasi il 50% della forza lavoro impiegata in attività agricole. Nonostante la difficoltà nel reperire dati affidabili, dovuta in parte alle diverse definizioni utilizzate a seconda del contesto geografico, si stima che nel mondo vi siano circa 450-500 milioni di piccoli agricoltori, i quali gestiscono campi di estensione inferiore ai 10 ettari. L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) riporta che, delle 2.5 miliardi di persone che nei Paesi più poveri si sostengono grazie al settore alimentare e agricolo, 1.5 miliardi fanno parte di famiglie di piccoli agricoltori. In Asia e Africa subsahariana, dove Humana People to People è presente in 13 Paesi, l’80% della terra coltivata è gestita da piccoli agricoltori, i quali forniscono fino all’80% dell’approvvigionamento di generi alimentari. Nonostante diano questo enorme contributo, le famiglie impegnate nell’agricoltura sono anche quelle che più di frequente vivono al di sotto della soglia di povertà.

Consapevole dell’importantissimo ruolo che i piccoli agricoltori svolgono per l’economia, l’ambiente, la società e la cultura dei paesi in via di sviluppo, Humana People to People li sostiene attivamente mettendo loro e le loro famiglie al centro dei propri programmi di sviluppo sostenibile. Tale impegno si è rafforzato negli ultimi anni a causa della sempre maggiore vulnerabilità degli agricoltori su piccola scala – e dell’agricoltura di sussistenza in generale - ai rischi dovuti al cambiamento climatico. Una classifica stilata dal Germanwatch Global Climate Risk Index dei 10 Paesi più colpiti da eventi climatici estremi nel corso del 2019, in termini sia di vite umane perse sia di danni economici sofferti, include 4 dei Paesi in cui si trovano membri della Federazione Humana People to People: Mozambico, Zimbabwe, Malawi e India. Mozambico e Zimbabwe occupano le prime due posizioni dal momento che, insieme al Malawi, nel marzo 2019 sono stati colpiti dal ciclone tropicale Idai, il quale ha causato danni talmente ingenti da essere considerato una delle peggiori catastrofi climatiche nella storia africana (si stima che Idai abbia colpito più di tre milioni di persone e causato danni per un ammontare di oltre 2.2 miliardi di dollari americani).
Aldilà degli eventi climatici estremi sempre più frequenti, la produzione agricola è altamente vulnerabile persino alle più ottimistiche previsioni di innalzamento delle temperature medie globali entro il 2100 (ovvero quelle che considerano un innalzamento di soli  2 °C), con importanti implicazioni per la povertà rurale e per la sicurezza alimentare sia rurale sia urbana. Allo stesso tempo, l'agricoltura presenta opportunità inutilizzate di mitigazione degli effetti del cambiamento climatico. L’evidenza a livello internazionale indica infatti che gli agricoltori su piccola scala, se ricevono adeguato supporto tecnico e finanziario, sono in grado di promuovere attivamente un’agricoltura sostenibile e contribuire così alla protezione della biodiversità, adottando pratiche in grado di rendere le proprie coltivazioni più resistenti a eventi avversi quali inondazioni e siccità. I piccoli agricoltori che adottano pratiche sostenibili, oltre ad essere molto produttivi, apportano inoltre numerosi benefici alla comunità grazie alla creazione di posti di lavoro caratterizzati da un numero più basso di rischi occupazionali, grazie ad esempio a un utilizzo più contenuto di pesticidi.

I membri della Federazione Humana People to People utilizzano dunque dal 2005 un approccio olistico – quello dei Farmers’ Club - per supportare i piccoli agricoltori delle aree rurali di 15 diversi Paesi in via di sviluppo nell’aumentare la propria produttività, nonché nell’adattarsi al cambiamento climatico tramite l’adozione di pratiche agricole più resilienti agli eventi climatici estremi. Ad oggi, sono più di 200.000 i piccoli agricoltori che hanno beneficiato di questi programmi. L’approccio è olistico in quanto coinvolge tutte le fasi della produzione agricola, dalla preparazione degli appezzamenti di terreno fino ai processi post-raccolta, immagazzinamento e vendita dei prodotti agricoli. I programmi che coinvolgono la creazione e il supporto ai Farmers’ Club consistono in progetti della durata di due-tre anni che vengono adattati e modificati a seconda del contesto e che hanno l’obiettivo di fornire agli agricoltori la conoscenza, gli strumenti e le risorse necessarie per migliorare sia la produzione agricola sia la sicurezza alimentare delle loro famiglie.

Gli agricoltori vengono mobilizzati e invitati a unirsi in club, che possono operare come cooperative agricole e che sono composti da circa 50 membri l’uno, e sono formati e accompagnati per un lungo periodo di tempo da istruttori altamente specializzati. Importanti tecniche che vengono insegnate nei Farmers’ Club riguardano la gestione ottimale e sostenibile delle risorse naturali, l’utilizzo di energie rinnovabili, il potenziamento dei sistemi agroforestali (individuati come efficaci nel migliorare la resilienza dei piccoli agricoltori ai rischi climatici attuali e futuri), la promozione delle reti di sicurezza sociale, la gestione efficiente dell’acqua, lo sviluppo delle filiere e il miglioramento qualitativo e quantitativo della nutrizione delle comunità rurali. Un ruolo centrale all’interno di questi programmi è assunto dalla protezione e conservazione dell’ambiente, mentre attenzione costante viene prestata a tematiche trasversali quali l’inclusione e l’empowerment femminile (le donne costituiscono quasi sempre circa la metà dei membri dei Farmers’ Club), la protezione di persone con disabilità, l’accesso a fonti di acqua pulite e sicure e l’attenzione verso malattie che hanno ancora oggi una forte incidenza e impatto in diversi paesi in via di sviluppo (HIV/AIDS, malaria e tubercolosi).

I programmi Farmers’ Club adottano quindi un approccio integrato in grado di migliorare le capacità delle comunità rurali più vulnerabili di adattarsi al cambiamento climatico e di mitigarne gli effetti. Per far ciò si ricorre anche all’utilizzo di diverse tecniche di Climate Smart Agriculture (CSA)[1] e di Ecosystem-based Adaptation (EbA)[2], mentre un continuo lavoro di coordinamento con diversi stakeholder viene svolto per assicurare l’allineamento dei programmi con i piani agricoli e di adattamento nazionali, così da raggiungere l’impatto atteso e acquisire alti livelli di sostenibilità.

Il focus su agricoltura e cambiamento climatico è quindi un aspetto prioritario dei programmi di sviluppo implementati dai membri della Federazione Humana People to People, che continueranno in futuro a supportare le popolazioni locali nel percorrere la lunga strada verso un futuro sostenibile.



 


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